Guardo e riguardo Ariel che si muove al ritmo di una musica interiore. Vedo la forza e la perfezione di ogni gesto, il palpitare del respiro, il ritmo ondoso dei movimenti. Guardo, riguardo e mostro il video a tutti quelli che mi stanno vicino perché trovo insopportabile tenere per me questo splendido miracolo dell'artificio teatrale. La corda c'è, si vede. Lo sappiamo, caro Maestro, che nel mondo reale non si vola. Eppure Giulia Lazzarini sembra nata per farlo. Il suo volo è così lieve da sembrare naturale. Se ci si ferma a riflettere però appaiono subito alla mente interminabili e faticose prove, immancabili errori e goffaggini, paura, dolore, stanchezza. Un'esecuzione così perfetta può nascere solo se sostenuta da un'impalcatura costruita un pezzettino alla volta con pazienza e coraggio.
Il teatro deve scuotere la vita, rovesciarla, far venire a galla quello che non si può dire. Deve far nascere una tempesta che smuova le coscienze e tolga il fango dalla mente. Questo e molto altro ha fatto il teatro di Strehler che, come i grandi geni, aveva già previsto tante cose quando ha deciso di mettere in scena opere come "Il giardino dei ciliegi".
Un capolavoro è immortale perché dice qualcosa di vero in ogni momento e per ogni uomo che si trovi a contemplarlo. E più guardo il "Giardino" più mi pare che parli a un oggi di bambini appendici dei genitori che potano loro i rami. A un oggi di bellezza abbattuta dall'ignoranza. A un oggi in cui fragilità e tenerezza sono merci da deridere e calpestare. A un oggi, proprio oggi 26 febbraio, in cui "tutto cambia affinché nulla cambi".
Mettiamo sul piatto di una bilancia i personaggi del giardino: l'infantile chiacchiericcio di Gaiev e la praticità contadina di Lopachin; lo spirito infuocato di Liuba e l'analitica freddezza di Trovimov; la speranza di Ania e la memoria di Firs, il maggiordomo puramente regale. Varia rappresenta il perno centrale: accetta il futuro senza rigettare il passato, agisce senza dimenticare la bellezza, ama ma non lascia che l'amore la consumi. Varia non colpisce lo spettatore come Liuba, ma penetra nell'anima discretamente, con il sorriso limpido e con lo sguardo avvolgente della Lazzarini.
Non so cosa succederà questo fine settimana nel seminario intensivo di "Sacrificio". Pensare di avere tra noi Ariel, lo spirito del teatro, è decisamente al di fuori della portata della mia immaginazione. So solo che gli incontri straordinari, come sarà per noi quello con Giulia Lazzarini, non lasciano ordine dietro di sé: come vento scompigliano i capelli e arruffano un po' l'anima. E vivere spettinata è quello che mi piace.