La biblioteMaira sta leggendo

domenica 25 settembre 2011

Ci siamo persi...

...e abbiamo trovato la Sardegna. Non la Sardegna delle bellissime spiagge, del mare cristallino e degli ombrelloni. Imboccando la superstrada a Siniscola abbiamo scoperto che non c'era nessuna uscita al vicino paese che volevamo raggiungere; anzi non c'era proprio nessuna possibilità di lasciare la superstrada prima di 40 chilometri. In pratica ci siamo trovati a Nuoro, attraversando un tratto di deserta macchia mediterranea verdeggiante. In ferie non esistono scocciature e così abbiamo seguito l'ispirazione del momento, lasciandoci portare dalla strada: perdendo la via abbiamo trovato a Dorgàli un Barista che ama il lavoro e i suoi clienti, le fantastiche grotte di Ispinigòli (con l'accento sardo sulla O) e un messaggio d'amore della Sardegna solo ed esclusivamente per noi!
Naturalmente non ci siamo fatti mancare nemmeno il mare, con promontori e calette, grotte e isolette. Abbiamo visitato la grotta del Fico (ultimo rifugio della foca monaca fino agli anni '50), ci siamo stesi al sole come lucertoloni spiaggiati, abbiamo nuotato in mezzo ai pesciolini (con il mio meraviglioso stile di nuoto loro non mi avvertivano come elemento estraneo... ... ...), abbiamo camminato sulla sabbia e tra macchia e nuraghes. 
Isola Ruja - Spiaggia di Capo Comino
E' stata una vacanza il più possibile senza tecnologia: spenta la TV, spenti nei limiti del possibile i telefonini, spento il computer. Le nostre batterie hanno fatto il pieno per affrontare l'inverno e il lavoro.
Ci hanno anche tamponato leggermente, con danni solo alla macchina. Qualcuno ricorderà l'incidente dello specchietto e la mia irritazione per la mancanza di onestà; il signore di Orosei che ci è venuto addosso a causa di qualche goccia di pioggia dopo la compilazione del CID ci ha invitati a casa sua; sua moglie voleva farci il pranzo e ci ha offerto gelato, torrone e dolci sardi. Una costatazione veramente amichevole, che ha rinforzato la mia naturale simpatia per il popolo sardo.

Ogni volta che torniamo in Sardegna è come rivivere una luna di miele (ormai in quattro)...in questo caso la settima luna, visto che qualche giorno prima di partire abbiamo festeggiato il nostro 7° anniversario. Secondo la tradizione devo iniziare a maltrattare il Tartamarito per rispettare la tempistica della crisi del 7° anno. Intanto ecco come siamo carini...

Non si vede, ma sulla scopa di Cesira c'è un libro con il messaggio di auguri: un brevetto che adotterò a breve per obbedire al mio Enrico la Talpa che si lamenta perchè leggo ovunque!

martedì 6 settembre 2011

Ho paura Torero

Sono piena di novità da raccontare, ma mi mancano alcune foto promesse dal Tartamarito (sto pensando al licenziamento del fotografo, ma ha un contratto blindato a tempo infinito). Quindi mi accontento di condividere alcune sensazioni di lettura.
Tempo fa Cinciarella, cui ho consigliato di leggere "Confessioni di un ragazzo per bene" di Marino Buzzi (Tufani Editrice), ha rilanciato parlandomi di "Ho paura torero" di Pedro Lemebel (edizioni Marcos y Marcos).
 
Si tratta di un libro ricco di vibrazioni: la musica e la poesia scorrono tra le pagine dando vita a una storia d'amore che vola in alto, senza lasciarsi trascinare a terra dal peso della propria impossibilità.
La Fata dell'angolo è un vaso da cui tracimano i sentimenti, spesso calpestati dalla gente. La Fata è malinconica, sa che deve assaporare ogni piccolo attimo di felicità, sa donare senza chiedere, sa accettare l'ineluttabilità della fine, sa amare senza opprimere.
La storia si svolge nel Chile di Pinochet e il dittatore è uno degli involontari protagonisti di questa storia. L'uomo amato dalla Fata fa parte del Fronte patriottico clandestino che attenta alla vita del tiranno; mentre la sua casa diventa un rifugio per le riunioni di rivoltosi, che lei finge di credere studenti, la Fata continua a ricamare disegni sulla tela e sogni nel cuore. 
Voglio condividere un pezzo di una pagina che mi ha particolarmente toccata:
"E a quel punto scoppiarono a ridere, e risero fino a non poterne più, come se i loro cuori bettessero insieme nel folle raptus di una frenesia vagabonda. Perchè preoccuparsi di quello che sarebbe successo? Perchè piangere per quel che sarebbe venuto dopo, se adesso poteva morire solo guardandolo, solo sentendo la sua mano che le afferrava le spalle con l'affetto espansivo del suo braccio. Il domani rimaneva indietro, nella scia del veicolo in marcia. Il domani lo sognavano loro, viaggiando uniti negli echi delle loro risate, tra i fotogrammi monotoni della città, scialbi fondali del viaggio senza futuro del loro destino."
Inutile rovinarsi l'attimo di felicità pensando al futuro, inutile pensare che le cose andranno male, inutile lasciarsi annientare dalla paura che qualcosa vada storto: la felicità è un attimo breve da non rovinare con il pensiero. L'amore, per le persone, ma anche per le piccole cose che la vita ci mette tra le mani, vola in alto e sta a noi decidere se seguirlo o se restare a terra ancorati alle nostre paure.
 
(Amor) "levis est et habet geminas, quibus avolet, alas;
difficile est illis inposuisse modum"
 
Amore è così lieve e per volare ha ali,
imporre a esse un freno è dura cosa.
 
("Ars amatoria", Ovidio) 

sabato 3 settembre 2011

Il teatro per bambini (e non solo). Articolo per bollettino.

I nostri piccoli giocano, la loro vita è un grande teatro: seguono il copione della fantasia volante, calpestano il palco del mondo e creano le scenografie con gli occhi dell’immaginazione. Il teatro è un gioco. E il gioco è un teatro.
Quando l’anno scorso abbiamo visto che a San Lorenzo una ragazza avrebbe tenuto dei corsi di teatro per i bambini abbiamo subito cercato di sondare l’interesse per l’iniziativa, trovando un po’ di diffidenza e timore per un’attività che sembrava a molti poco adatta ai bambini. Le nuove iniziative devono spesso scontrarsi con l’abitudine e con un briciolo di pregiudizio, ma l’entusiasmo e l’amore che Silvia dimostra per il proprio lavoro (e per i nostri bambini) sono subito riusciti a sciogliere il ghiaccio. Quando abbiamo visto per la prima volta Silvia accogliere i bambini facendosi piccola come loro, rispettando i tempi di ognuno senza invadere il territorio difeso dalla timidezza, abbiamo capito che lasciavamo la nostra bambina in buone mani.
Un buon corso di teatro non è una lezione di recitazione. E’ una vera e propria palestra di vita che aiuta a mettere a nudo le proprie emozioni, costruendosi uno scudo di favole per difendersi dalle paure, affilando la lama della proprie risorse, creando un esercito affiatato grazie all’addestramento alla condivisione.
Il mondo di oggi ci assedia con i suoi cannoni caricati a pubblicità martellante. Le mura della pazienza si sgretolano sotto i colpi del “tutto e subito”. Lo spirito di gruppo è spesso annientato dal “tutto per me”. La sicurezza in se stessi, la nostra porta sul mondo, subisce i duri colpi d’ariete del “tutti omologati ai falsi miti”.
Non sarà un corso di teatro a cambiare il mondo. Però Silvia ha aiutato, con competenza e pazienza, i nostri bambini a trovare il loro modo di uscire dal guscio delle emozioni troppo grandi per loro. Ad affrontare giocando i mostri della paura. Ad accettarsi e ad accettare gli altri, con le loro qualità e i loro limiti. A correre sul palco, orgogliosi di essere principi e principesse senza macchia e senza paura. Perché la paura se ne resta dietro le quinte, sconfitta.
 E quando il principe azzurro, dopo una fuga spaventata, è tornato spavaldo sul palco abbiamo capito che la magia del teatro si è compiuta.

giovedì 1 settembre 2011

Non mi hanno tenuta...

...eppure ho scalciato, mi sono aggrappata agli stipiti della porta, mi sono messa in ginocchio fingendo di avere 3 anni (in fondo basta che tolga un 2 a 32...mica è un grande inganno...).
Niente da fare. Brugola e Frantoio sono alla scuola materna. E io irrimediabilmente fuori. 
E pazienza se devo stirare, fare le lavatrici, pulire, stendere e tutte le altre amenità che mi tendono agguati nella casa vuota. Credo che questa mattinata non mi passerà più.
Anche perchè, diciamocelo, al primo giorno d'asilo mi aspettavo almeno un piantino dal mio piccolo. E invece niente: spavaldo, con la mano nella mano della sorella grande, è salito sul camper di cartone della sua "SESIONE" ed è partito verso la sua nuova vita. E a cosa serve l'orgoglio di mamma, se poi mi sento come se mi avessero abbandonata?!?!?
Dopo due anni di asilo nido di Frantoio e tre anni di materna di Brugola dovrei esserci anche abituata. Ma perchè non fanno il periodo di  inserimento anche per le mamme? O almeno un gruppo di autoaiuto!