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martedì 14 febbraio 2012

14 febbraio

Sono passati vent'anni dal primo grande distacco della mia vita. E neanche a farlo apposta in questi giorni sono successe molte cose che mi hanno fatto pensare.
L'altro giorno quando sono andata a prendere i bambini a casa dei miei, Brugola indossava un maglione che era mio quando avevo la sua età. Mia mamma ha regalato quasi tutte le mie cose e vedere addosso alla mia bimba una maglia lavorata da mia nonna mi ha stretto il cuore in un abbraccio. Credo sia l'unico maglione rimasto e non l'avevo mai più rivisto prima di domenica.
Sempre domenica, rovistando tra vecchie lettere (per caso?) ho ritrovato una carta che cercavo invano da anni. E' l'unica poesia di mio nonno dedicata a me: l'ho sempre conservata gelosamente, ma nel trasferimento era andata persa. Non è mai stata pubblicata per cui non ne restavano copie e io ne ricordavo a memoria solo metà. Non so descrivere la gioia intensa che ho provato, il calore del sollievo che si è sciolto in lacrime senza che potessi far nulla per fermarle.
Oggi è un giorno strano, uno di quelli in cui ho bisogno di un abbraccio che non esiste più. O che esiste, ma non si vede.
In quanti momenti avrei voluto vedervi, non solo sentirvi, al mio fianco! Quante piccole e grandi felicità avrei voluto dividere con voi. 
Oggi è San Valentino, ma San Valentino non è una giornata da festeggiare. Non lo è mai stata. 
Domani andrà meglio e allora potrò sentirvi più vicini, potrò di nuovo affidarvi tutto quel che ho. Ora è il momento del senso di vuoto, ancora. Non credo passerà mai.


GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!

domenica 12 febbraio 2012

NELLA PANCIA DELLA BALENA - pensieri da day after

Fruttero amava Pinocchio con tutto il cuore, lo riteneva una metafora della vita, dell'umanità e della storia. Ieri ho capito perché.
Gabriele Penner, autore dello spettacolo "Nella pancia della balena. Canto in memoria delle vittime delle foibe", ha intrecciato le vicende del burattino collodiano con la storia, quella infida, la dea cieca che quando infuria schiaccia le persone come oggetti.
La storia, con la s minuscola, però ha dei responsabili. Chi ha istigato la violenza, da una parte e dall'altra, senza avere nemmeno un briciolo della saggezza di Geppetto e Mastro Ciliegia: "Finito il combattimento, mastr'Antonio si trovò tra le mani la parrucca gialla di Geppetto, e Geppetto si accorse di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname. -Rendimi la mia parrucca! - gridò mastr'Antonio. -E tu rendimi la mia, e rifacciamo la pace. I due vecchietti, dopo aver ripreso ognuno di loro la propria parrucca, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita."

Lascio questo piccolo spunto e non vado oltre. Non sono in grado di rievocare per chi non c'era la bravura di Sarah Paoletti nei panni di Patrizia, una ragazzina che non vuole capire la logica (o "illogica") degli adulti.
Chi non c'era non capirà i riferimenti al lupo che cerca il pretesto per sbranare la pecora.
Come posso spiegare la potenza evocativa di un velo che cela senza nascondere? (Magia del tecnico-creativo Jacopo Roccabruna)
E le ombre? Le ombre di vite non vissute, di vite che avrebbero potuto spiegare le ali al vento se il pescecane non le avesse inghiottite.

E l'aggraparsi alle storie, ai libri, a Pinocchio per non impazzire. Perché le gesta di un burattino sono più umane di quelle degli uomini, a volte.

Grazie al Teatro d'acqua dolce, a Gabriele, a Sarah, a Jacopo. Grazie per aver guardato nel buio con occhi limpidi e liberi da lenti. Grazie per averci regalato un emozione, un singulto, un piccolo peso da portare. Il peso della storia, e della Storia, diventerebbe più leggero se ognuno portasse la propria parte. E il peso ci ricorda quale via seguire, anche nelle piccole azioni.

Gabriele Penner
Sarah Paoletti
Jacopo Roccabruna