La biblioteMaira sta leggendo

domenica 20 novembre 2011

E quindi uscimmo a riveder le stelle. Giornata di una bibliottrice.

GIORNATA ATIPICA DI CHI GIOCA A RECITARE. Leggere solo se non avete paura di morire di noia per i miei folli sproloqui.

Alessio, il nostro Virgilio da laboratorio, ci ha ripetuto più volte che la magia del teatro inizia a casa, quando il volantino di uno spettacolo fa capolino dal cassetto e ci guarda con le sue O occhieggianti, ci pungola con A appuntite, ci richiama con S suadenti. E noi apriamo la mente e rispondiamo al richiamo.
Per me, che come sapete gioco a fare l'attrice, il richiamo del palcoscenico inizia dalla mattina di una recita, quando mi alzo, lavo via dal mio corpo tutte le piccole tensioni di una settimana lavorativa, preparo la borsa con i pezzi del mio personaggio, ripasso a mente battute e intonazioni, magari guardandomi allo specchio per vedere l'effetto che fa. E scoppiando irrimediabilmente a ridere pensando che se quello specchio parlasse verrei rinchiusa certamente in qualche clinica psichiatrica a finire i miei giorni...
Ieri è stata una giornata particolare visto che la recita cadeva in uno dei miei sabati lavorativi. Finire di lavorare alle 18.30, spazzar fuori gli utenti della biblioteca,  chiudere, preparare le cose per lunedì mattina, salutare con uno sguardo i miei libri, spegnere tutto e poi in macchina per correre a Villalagarina in tempo per non agitare la nostra truccatrice. L'incantesimo finalmente si può compiere.
Iniziare a declamare in macchina le battute (NB: se mi ferma una pattuglia ricordarsi di fingere di avere l'auricolare), ricevere una telefonata (un po' surreale con incomprensioni di Villa(Banale) e Villa(Lagarina)) dei miei compagni che non mi lasciano scendere da sola, mi hanno aspettata per fare il viaggio insieme. 

Essere felice di questo gesto di amicizia, perchè le piccole gentilezze non si danno mai per scontate. Grazie Luca.

Chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere e tensione, perchè uno dei nostri attori non c'è e sarà sostituito per la prima volta da Sandro che poverello ha fatto poche prove. Musica, musica, musica e strada mangiata cantando e parlando. Le impressionanti colonne di vapore della cartiera ci dicono che siamo arrivati.
Il teatro. Le scene già montate. Grazie Lorenza che non dimentica mai niente. E gli spogliatoi, sotto il palco. Scivolare nel vestito rosso, cambiare il mio viso con un trucco che non mi appartiene. Grazie Ivana che mi sopporti quando chiudo gli occhi sbavando il rimmel. Ridere, scherzare, prendersi in giro. E intanto provare qualche piccola parte, come una rete di sicurezza per non scivolare. Sandro stai tranquillo, mi raccomando non urlare. Salire sul palco e sentire il brusio delle persone (tante) al di là della tenda rossa. Prendere contatto con lo spazio (questa volta si riesce a muoversi, il palco è grande) e accennare qualche passo del nostro valzer. Bere per non perdere la R francese. Aggrapparsi al bicchiere di carta come se potesse sostenere il mio peso. Sandro sarai bravissimo. E "Alfredo - Beniamino mon amour vieni, proviamo la battuta che abbiamo invertito la volta scorsa". Grazie, merci Alfredo. Sandro rilassati. Abbraccio. Mani che si toccano, occhi che si incontrano con fiducia perchè agli altri affidiamo questa serata. Sentire la voce del presentatore e correre dietro le quinte, in posizione. Merda, merda, merda. Bere senza sbavare il rossetto (ma come fanno a tenere tutti i giorni il rossetto le mie amiche?) sempre per la mia fantastica R moscia. Sandro forza che sei in scena. Si alza il sipario. Battute, battute, battute. Bravo Sandro, sei tutti noi! Bere a piccoli sorsi respirando con la pancia perchè ora tocca a me. Suono del campanello. "L'è già chi. Avanti. Oh Ilaria!". La terra risucchia tutta la tensione. Tocca a me. La trasformazione è completa: abbandono le mie spoglie dietro le quinte e sono completamente Ilaria. "Oh Remo! Bel, tres jolie, magnific!!!..." Recitare. Vivere un'altra vita. Credere per un'ora che Beniamino esista veramente con il suo cavallo bianco. Toccare i miei compagni e sentire che ci sono e che sono con me. Guardare negli occhi loro e il pubblico. Sentire le risate. Sentire l'eco del pubblico che ripete le battute per farle assaporare ai vicini (che magari farebbero volentieri a meno del vicino pappagallo). Occhi che ci guardano. Occhi attenti. Dominare i piccoli movimenti. Ammazzare Toni che sta dietro le quinte con un lancio improvvisato di oggetto contundente per ovviare con l'improvvisazione a un inconveniente scenico. Le battute che si incastrano con quelle degli altri e con musiche e luci (grazie Michele). Cantare  Cin ci là cercando di far finta di essere intonata. Ballare. Uscire di scena e vedere negli occhi di chi è fuori l'approvazione. Grazie Giorgio per l'entusiasmo di sempre. Respirare di sollievo e poi via, di nuovo. Guardare, parlare, cantare, ballare. Una pausa fra i due atti. Siamo a metà. Forza Sandro. Fare pipì, tornare a bere bicchieri d'acqua. Finiscila di mangiare quel rossetto!  Ricominciare a recitare. Manca una battuta, no, il vuoto no!!! Vade retro, vuoto! La dico io stavolta, come tu l'altra volta hai detto la mia. "Sparire". Basta una parola e tu ti attacchi. Lo sapevo! Sostenersi, sempre e in ogni modo. Preparare Giorgio all'uscita con due baci rossi sulle guance. Gran finale, balletto tutti insieme, grande Sandro! Inchino. Applausi. Applausi. Applausi. Inchino. E' finita. E poi stringere le mani al ragazzo puro di cuore che ci ha guardati incantato a bocca aperta in prima fila. Lui che ha incarnato la vera magia del teatro.
E poi ritornare Maira, richiudere nella borsa Ilaria. Grazie Cornelia che raccatti i pezzi che lascio in giro. Caricare le quinte sul carrello, racimolare le nostre cose, chiudere tutto nelle cassette pronte per la prossima settimana. Un pensiero a tre settimane con tre commedie diverse e alle prove da fare. Ma rimandiamo l'organizzazione. Ora godiamoci questo momento di grazia.
Cena tutti insieme preparata dalla compagnia che ci ospita. Sedersi vicini, scambiarsi aneddoti e commenti. Grazie Renzo the president, che arrivi sempre nonostante i tuoi impegni. In tempo almeno per il terzo atto fuori scena! Ridere, conoscere persone nuove e nuove storie.
Freddo. Risalire in macchina. Musica. Commenti. Il cielo d'Irlanda. Seconda stella a destra. Io ho bisogno di te. Cantare finalmente rilassati. La gioia che vibra in ogni particella del mio corpo. Dimenticare che ho la macchina a Villa (Banale). Fermarsi, girarsi e tornare a prenderla. Grazie Teresa per essertene ricordata! No, c'è già il ghiaccio sui vetri. Perdere la chiave di casa. Freddo. Stelle, stelle, stelle che penetrano negli occhi e toccano le corde del cuore facendole suonare. Salire nella macchina fredda. Le notti non finiscono, all'alba nella via. Sweet home Alabama where the skies are so blue. Country road take me home. Vai Girardengo. 

Pensare che oltre alla Bibliomanzia di Alessio esite certamente anche una CANTOmanzia.

Arrivare davanti al nostro teatro. Stelle, stelle, stelle. Freddo, freddo, freddo. Aspettare la jeep con il carrello. Scaricare. Quanti siamo questa sera! Tutti insieme si fa presto a rimettere tutto a posto, come brave formichine. Gambizzare Luca con i cassetti del mobile. Ma perchè sono così maldestra? Aver voglia di stare insieme ancora qualche minuto. Parlare delle richieste di recite. Mettersi d'accordo sulle prove. E poi buona notte. La vecchia chiave gira nella serratura e la porta del nostro teatro si chiude sull'ennesima giornata speciale. Sono le 2.15. Tornare a casa. Sentirsi parte di un gruppo e sentirsi più grande di quanto una persona da sola possa essere.

Stelle, stelle, stelle. Profonde stelle.

Noooo...dove sono le chiavi di casa? Sono sicura: le ho perse nel parcheggio a Villa (Banale). Che fare? Il Tartamarito mi sente. Mi apre la porta. Santo subito! Domani si merita una doppia razione della pizza settimanale.

Lavarsi, decantare i pensieri, leggere due pagine di Tomizza per staccare la mente. Andare a dare la buona notte ai miei cuccioli. Brugola allunga una mano dal letto a castello per farsi accarezzare. Frantoio nel sonno ride, dice mammina e mi abbraccia forte. Mi scappano un sorriso e due lacrime di pura felicità. 

Quanto mi piace essere Maira!

Sparire sotto il piumone, un bacio al Tartamarito che non si lamenta per la chiave. L'unica cosa che mi dice, ma lo prendo come un complimento, è "Con te non si può mai semplicemente annoiarsi, vero?". 

Ringraziare Chi rende possibile questa vita, così magica e forte. Chiudere gli occhi e dissolversi nei sogni.

Stelle, stelle, stelle. 

7 commenti:

  1. bello che hai questa valvola di sfogo del teatro! a me piace molto andare a teatro, ma l'attrice non potrei mai farla! :D
    Baci Baci
    PS: grazie per aver scaricato la nostra rivista!
    spero ti sia piaciuta!

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  2. Maira, io non so che attrice sei, ma ti assicuro che se fallisci nel teatro, come scrittrice hai un futuro radioso.

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  3. Troppo bibliotecaria per fare la scrittrice e troppo mamma per fare l'attrice! Mi sa che me ne resto come sono: un po' di tutto e un po' di niente. Divertendomi a fare.

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  4. Moglie, mamma, bibliotecaria attenta e adesso ti scopro anche attrice .... quante persone che sei!!
    E aggiungerei anche scrittrice!! Altro che sproloqui...
    Buona settimana
    Margherita

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  5. grazie ... buone feste !
    http://mymela66.blogspot.com/2011/02/praline-al-cocco.html

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  6. Ti auguro di divertirti sempre a fare! Bacioni, Laura

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